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E se un deepfake sostituisse i deejay in consolle?

Come ho raccontato su queste colonne, il mondo online si è riempito di video deepfake che clonano politici e celebrità, spesso per attirare click su falsi servizi, dal trading alle cure dimagranti. Ma immaginate, per gioco, che questa tecnologia venga usata per rimpiazzare i deejay famosi, con schermi e ledwall che li proiettano in consolle. Fin qui, nulla di strano. Il vero salto sarebbe rendere questi cloni digitali “senzienti”, capaci di interagire con il pubblico e adattare in tempo reale il djset al mood della pista. Le tecnologie per farlo esistono già, manca solo chi le interconnetta in modo efficace.

Se volessimo creare oggi questo Frankenstein tecnologico, troveremmo già sul mercato sensori di ogni tipo: capaci di inviare una mole di dati a un “cervellone” dotato di intelligenza artificiale, programmata per rispondere come farebbe un vero deejay. Sensori di umidità, calore, webcam per monitorare la pista, microfoni per captare il vociare del pubblico e sensori calpestabili per rilevare i movimenti sono già disponibili, e a costi accessibili.

Questi sensori potrebbero raccogliere dati in tempo reale e l’intelligenza artificiale, affamata di informazioni, processarli a una velocità impressionante in tempo reale. Questa è la differenza rispetto al passato: una volta ottenuti i dati, è possibile generare un’azione automatizzata sensata e coerente. Un deejay sintetico potrebbe scegliere il brano perfetto, gestire effetti, volumi e persino le luci, magari rispondendo con una voce sintetica a richieste come «mi metti il brano yx?», ovviamente con un tocco di consueto sarcasmo da deejay. Potrebbe persino sostituire i vocalist, usando diverse voci, intonazioni e lingue.

Tutto questo lo racconto solo per illustrare quanto l’AI stia diventando pervasiva e quanto il futuro sia più vicino di quanto pensiamo, non per antipatia verso i deejay, con cui ho lavorato per decenni. Ma c’è un aspetto che, secondo me, va preso in considerazione: la privacy. Immaginate un deejay capace di riconoscere chiunque in pista, sapere con chi è, cosa fa e cosa dice, ricollegandolo a informazioni personali raccolte online o dai social network. In un simile scenario, i segreti non esisterebbero più e le nostre “notti da leoni” non sarebbero più solo nostre.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulla testata TrafficJam

Gabriele Gobbo

Gabriele Gobbo è, assieme al fratello Ivan, il fondatore di Italiamac, il principale e più vasto Apple User Group d’Italia riconosciuto da Apple Inc. Utente Apple da sempre, ha iniziato con un Macintosh LC con la strabiliante potenza di 2MB di Ram. Gabriele è un profondo conoscitore delle “cose della rete” e attraverso la sua azienda MacPremium sviluppa progetti e strategie digitali evolute per le aziende. Dalla presenza sul web al social marketing, dalle attività non convenzionali al marketing virale. Sovente tiene seminari sulle strategie di marketing per la promozione di app e aziende. Ha ideato il MacDays organizzato presso la Fiera di Pordenone. Oggi è anche conduttore della trasmissione televisiva FvgTech dedicata alla tecnologia.

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