Spesso sento dire che la sicurezza digitale, banalmente anche quella dei nostri smartphone, non è una cosa “che ci riguarda” e che se ne devono occupare le aziende e i produttori. Niente di più sbagliato! Ed è quello che spieghiamo sempre al Digital Security Festival.
Come ormai tutti dovremmo aver imparato, l’anello debole della sicurezza è sempre l’essere umano, cioè noi. Sebbene le aziende tentino in tutti i modi di blindare dispositivi, siti web, piattaforme, computer, stampanti e qualsiasi cosa si possa collegare a internet, se poi ci arriva un falso SMS dell’INPS con scritto che ci devono restituire duecento euro e noi clicchiamo sul link, e magari inseriamo anche i nostri dati… hai voglia a blindare i dispositivi! Abbiamo aperto noi la porta di casa ai ladri, anche se era blindata, con l’antifurto e chiusa a tre mandate.
Dobbiamo imparare a vedere la sicurezza informatica esattamente come vediamo quella di casa nostra. Abituiamoci a chiudere sempre tutto per bene, a non dare la chiave a sconosciuti, a non aprire la porta a chi dice di volerci regalare dei soldi e, se serve, a installare dei sistemi di sorveglianza e antifurto. Dobbiamo fare lo stesso con lo smartphone, l’account Facebook, l’home banking e qualsiasi altra cosa usiamo su e con internet.
Partiamo da password sicure, dall’attivazione dell’accesso con doppia verifica, evitiamo di cliccare su qualsiasi link riceviamo, cestiniamo qualsiasi email o messaggio che non stiamo aspettando e ci promette qualcosa o ci chiede aiuto dal nulla o dice di essere un nostro parente o amico.
Anche perché se bucano noi, poi a cascata bucano tutti quelli che ci stanno attorno. Come? Usando i nostri account e dispositivi per contattare gli altri che, credendo di parlare con noi, magari forniscono dati e credenziali di accesso. E il giro ricomincia.
Facciamo crescere la sicurezza insieme, perché siamo tutti anelli di una stessa catena; se siamo deboli noi, saltano anche gli altri.
Questo articolo è stato pubblicato la prima volta sulla testata TrafficJam
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