Sempre più potente e sempre più economica per gli utenti, è l’intelligenza artificiale generativa, da ChatGPT in giù. Quindi, più si abbassano i costi e più il rischio che sia inserita nel flusso di “lavoro” dei criminali è alto, anzi, è sicuro. Se mettiamo assieme generazione di testi, immagini, video e audio, capiamo che la produzione di fake è praticamente già qui.
Ora, immaginate che la tecnologia deepfake, cioè la falsificazione di video per far dire a una persona quello che vogliamo, sia diventata talmente a portata di mano da essere applicata in diretta durante una videochiamata di lavoro. Passate ad immaginare un’impiegata che trasferisce milioni di Euro su un conto sconosciuto, perché a chiederlo è stato in diretta un suo superiore. Ora, fate scorrere la mente a una madre che riceve una videochiamata dalla figlia che, in lacrime, dice di essere stata rapita. Ora basta immaginare, perché sono due casi già accaduti, trovate le storie con i dettagli sul web.
Il problema non è “se” ci trufferanno con l’intelligenza artificiale generativa, ma “quando” ci trufferanno. Perché la guerra delle piattaforme sta accelerando sempre di più lo sviluppo delle black box che contengono gli algoritmi di ogni azienda produttrice, e di pari passo i criminali si adeguano e spingono sulla creatività, piegando algoritmi e modelli a loro uso, per migliorare sempre di più i propri sistemi malevoli.
Se prima venivano usati i sistemi di AI per generare testi e traduzioni credibili o magari per inscenare una chat testuale dal vivo, ora si punta a video deepfake, che purtroppo molte persone ancora non conoscono. Siamo su un nuovo livello, siamo in un nuovo campionato della truffa, qui si sta giocando duro, molto duro! Messaggi audio credibili e quasi irriconoscibili che giungono ai telefoni di migliaia di cittadini con le robocall, conoscenti o colleghi in tempo reale in una videochiamata, parenti che ci mandano un vocale, video di noi stessi… sono tutti prodotti già realizzabili mettendo assieme le varie intelligenze artificiali odierne.
Come finirà? Non lo so, nel frattempo alzate le antenne e dubitate di quello che vedete e sentite.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulla testata TrafficJam
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