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Come Banksy ha sfruttato la mania per le bufale dei giornalisti

La notizia dell’anno: “Banksy distrugge una sua opera dopo la vendita all’asta”. Partiamo da questo titolo, mediamente usato da tutti i mass media in giro per il mondo. Una serie infinita di condivisioni, decine, centinaia, migliaia, milioni!

 

Volevo però dirvi che Banksy non ha distrutto nessuna opera.

 

Ma ha semplicemente fottuto  i giornalisti (scusate il termine, forse dovrei dire “sfruttato”), confidando che ci sarebbero cascati come polli, vista l’ormai famelica voglia di raccontare fiabe e bufale pur di aumentare i lettori. Più grosso e spettacolare è il titolo, più saranno i click, quindi per ingrossare il titolo bisogna ingrossare le parole, usando quelle più scenografiche che il dizionario ci mette a disposizione.

 

In realtà l’ha semplicemente COMPLETATA, per poi sfruttare la mania dei giornalisti di spettacolarizzare le notizie, ormai dediti alla deformazione continua della realtà per generare facili click e condivisioni dei loro articoli. Se avessero detto la verità, e cioè “Banksy completa una sua opera dopo la vendita” nessuno ci avrebbe cliccato, o comunque lo avrebbero fatto in pochi.

 

Non è che uno infila un distruggi-documenti in una opera d’arte e pensa di non usarlo. Che poi ne tagliuzza solo una parte, che rimane comunque appesa al quadro con il disegno riconoscibile e una parte (il cuore) rimane nella cornice. Sicuramente aumentandone il prezzo a dismisura. Se voleva renderla inutilizzabile avrebbe messo un distruggi-documenti di quelli che trasformano in coriandoli le cose (ma anche in quel caso ogni coriandolo avrebbe avuto un valore inestimabile).

 

Non sto dicendo che l’opera non sia stata tagliuzzata, ma Banksy in questo caso l’ha completata, non distrutta, se l’autore ha costruito un sistema di tagliuzzamento (passatemi il termine) , quindi lo ha pensato, fa parte dell’opera stessa. Il tagliuzzamento, quindi, è il COMPLETAMENTO dell’opera così come l’autore l’ha pensata. Ergo, il titolo “Banksy distrugge opera” è semplicemente falso. È l’autore che decide come deve essere una sua opera, non l’acquirente, non il venditore, non il giornale. Il resto, è storytelling.

 

Anche la “risposta” dell’artista dal suo Instagram fa capire che era tutto molto ben preparato, quindi difficilmente il fine ultimo era la distruzione dell’opera, che come si vede nel video di Banksy, il colpo di scena era sapientemente preparato. Ancora una volta abbiamo un chiaro esempio di quanto la stampa si lasci purtroppo trascinare nella facile scorciatoia della “bufalizzazione” delle notizie, questa volta facilitata dalla grande mente dell’anonimo artista.

 

Il video di Banksy sulla distruzione (artistica) della sua opera:

 

 

 

 

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