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Il derpfake può essere un pericolo in azienda

Quando pensiamo ai deepfake, cioè i video di persone famose a cui fanno dire qualsiasi cosa grazie a sistemi di clonazione con l’intelligenza artificiale, probabilmente ci vengono in mente i post sui social dove vari cloni di Maria De Filippi, Montezemolo e altre celebrità di vari settori ci promettono lauti guadagni con piccoli investimenti. La classica truffa con fantomatica piattaforma di moltiplicazione del denaro. Ovviamente le immagini dei protagonisti dei video vengono usate a loro insaputa, e gli interessati non hanno mai fatto quelle dichiarazioni.


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Social Zombing: raccolta di miei articoli e video per capire cos’è e come funziona

Ho realizzato per la rivista scientifica Agenda Digitale alcuni contenuti verticali sul Social Zombing, termine ideato da me e Max Guadagnoli per descrivere azioni malevole e attacchi mirati alla reputazione e ai canali digitali. Nei video e negli articoli pubblicati spiego in dettaglio il funzionamento del fenomeno e le principali tipologie di problematiche e attacchi coinvolti.


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Le nuove super truffe col deepfake

Sempre più potente e sempre più economica per gli utenti, è l’intelligenza artificiale generativa, da ChatGPT in giù. Quindi, più si abbassano i costi e più il rischio che sia inserita nel flusso di “lavoro” dei criminali è alto, anzi, è sicuro. Se mettiamo assieme generazione di testi, immagini, video e audio, capiamo che la produzione di fake è praticamente già qui.


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Il web è morto, evviva il web!

Sono sempre di più le piattaforme per pubblicare contenuti su internet, dai social media ai podcast, dallo streaming video ai piccoli blog. Per questo motivo molti pensano che il “sito web” sia obsoleto o addirittura passato di moda… roba da boomer, direbbero le nuove generazioni.


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La cybersicurezza riguarda tutti!

Spesso sento dire che la sicurezza digitale, banalmente anche quella dei nostri smartphone, non è una cosa “che ci riguarda” e che se ne devono occupare le aziende e i produttori. Niente di più sbagliato! Ed è quello che spieghiamo sempre al Digital Security Festival.


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Back to home strategy: il sito web è nevralgico

Il sito web è morto, viva il sito web. Potrebbe essere questa la sintesi estrema di quanto si sente dire ormai da anni. Con l’arrivo del Web 2.0 e delle piattaforme di generazione dei contenuti dagli utenti, il sito web è stato relegato ai margini delle strategie aziendali di comunicazione e marketing. Purtroppo, la filosofia del “tutto gratis su Internet” ha erroneamente fatto credere che anche la promozione e la presenza in rete si possano gestire senza investimenti o quasi. Dovrebbe però essere ormai evidente che il sogno è divenuto un incubo. La verità è che “il gratis” (o quasi) non esiste.


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Intelligenza artificiale nel marketing politico per una “comunicazione potenziata”

L’intelligenza artificiale permea ormai molti aspetti della nostra vita. Ogni giorno incontriamo numerosi contenuti creati utilizzando quella generativa. Che si tratti di testi, video, immagini o audio, prima o poi nel corso della giornata ne fruiremo, consapevolmente o meno, spesso all’interno di campagne pubblicitarie e attività di marketing digitale. Anche la comunicazione politica può trarne beneficio, in quanto oggi più che mai, sia che si tratti del sindaco di un piccolo comune o di una campagna per un’importante elezione, è alla ricerca di soluzioni che permettano di essere rapidi e aggiornati con le ultime tendenze.


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Google Web Environment Integrity API, la morte del web?

Prima abbiamo ridotto il web a una accozzaglia di banner, popup, popunder, pre roll, pulsanti accetta, avvisi cookie, obblighi di abbonamento e immondizia varia che lasciano all’utente il 15% di schermo libero per leggere un testo. Ora alcuni ingegneri Google propongono le Web Environment Integrity API (API dell’Integrità dell’Ambiente Web) che ammazzeranno il web libero, cioè il web stesso.


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Ma Facebook è morto o no?

Ogni giorno qualcuno dichiara che Facebook è morto, che non lo usa più nessuno o che non serve più. E ogni giorno qualcuno “annuncia” che lascerà il social in blu per altri lidi. Ma è davvero così? No!

Non è così perché in questo momento, che ci piaccia o meno, è ancora il social con più utenti e più materiale consultabile, ma anche quello con più interazioni e possibilità di diffusione dei nostri post. Con i suoi difetti, con i suoi problemi, con l’algoritmo che fa quello che vuole e con la perenne impressione che ci sia solo gente che litiga (fra l’altro spesso siamo noi quella gente).


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Intelligenza artificiale che (non) ruba il lavoro

Tutti ne parlano, tutti la inseriscono nei propri software e prodotti (o così dicono nei lanci stampa e di marketing), tutti si preoccupano per il lavoro che ruberà. Ora che ho la vostra attenzione, vi dico ciò che penso, dopo i miei trent’anni di immersione nel mondo digitale e della tecnologia: l’IA non ci ruberà il lavoro, così come lo intendiamo, ma più verosimilmente lo cambierà.


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