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Lo strano caso di Wikipedia e Camisani Calzolari

Credo che Marco Camisani Calzolari non abbia bisogno di presentazioni, è in TV da oltre 20 anni e da tempo fa parte degli inviati di Striscia La Notizia, fra l’altro è stato quello che è andato più in onda nella ultima stagione e i suoi video sono fra quelli più guardati di sempre.

Sono 15 anni che Wikipedia in Italia tiene bloccata la sua pagina. Scorro i commenti di un post di MCC sul tema e trovo alcuni utenti con tutta probabilità legati a Wikipedia che usano regole burocratiche vecchie di anni per dimostrare che MCC non lo vogliono sulla loro enciclopedia libera. Utile ricordare che sul sito esiste la categoria “Personaggi TV” ma anche “Inviati di striscia la notizia”. Ci sarebbe da chiedersi se qualche admin di Wikipedia sia contro Marco Camisani Calzolari per questioni private o antipatie digitali… ma andiamo per ordine.


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Ammettiamolo, siamo incapaci di gestire l’impatto della socialità digitale

Ho da poco finito di fare una conferenza in diretta social per il Digital Security Festival dal titolo “Le trappole social per i ragazzi e le storture della rete” e non ho buone notizie per noi umani. Ho quindi scritto un #pippone sottoforma di post su Facebook che vi riporto qui sotto.

Diretta tosta questa! Abbiamo parlato di social/web e ragazzi (ma soprattutto genitori) e non ne è uscito un quadro felice. Argomenti duri, riflessioni crude e linguaggio diretto. Personalmente alla fine delle due ore ne sono uscito molto provato, a causa di quanto è emerso. È la dura legge di quando si dice la verità e ci si scontra con la realtà.

Il filo rosso che ha unito tutti i ragionamenti sulle brutture e storture della rete è l’essere umano, che non ne esce bene, ma come una specie alla deriva che ha sorpassato il punto del non ritorno, che non può più controllare quanto ha creato (da internet in sù) e che non sa come uscirne se non incolpando la tecnologia, che però è solo un mezzo, senza anima e che non guarda in faccia a nessuno.


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Aurora Leone, Nazionale Cantanti e il Crisis Management sconosciuto

Ho iniziato ad appassionarmi al Crisis Management quando mia sorella preparava la tesi sulle strategie di gestione crisi di un noto brand per un problema globale. Credo possano essere ormai passati 20 anni o più.

Se può essere vero che all’epoca la rete era giovane è altrettanto vero che nemmeno offline era un argomento, una prassi, un metodo che le aziende prendevano in considerazione, ad ogni crisi andavano in ordine sparso, spesso facendo danni ulteriori.

Il fattaccio di Aurora Leone e della Nazionale Cantanti mi è sembrata la tempesta perfetta, da un lato la magistrale gestione della situazione di Aurora (forse anche ben consigliata dalla potenza professionale dei The Jackal), dall’altra un errore dopo l’altro da chi forse pensa che il solo fatto di gestire un ente importante basti ad andare in guerra con archi e frecce.


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I podcast su digital e tecnologia da seguire subito

I podcast potrebbero sembrare una bella novità ma in realtà hanno ormai una certa età, con una vita lunga e fatta di alti e bassi. 

All’inizio abbiamo imparato a conoscerli perché Apple ha iniziato a spingerli come la “rivoluzione della radio” e non perdeva occasione per parlarne. Vuoi per l’invenzione dell’iPod, vuoi per l’introduzione di iTunes. 

Ricordo che per mesi abbiamo avuto il podcast del nostro forum Italiamac primo nelle classifiche iTunes e ci sentivamo delle rockstar. È stato divertente. 

Poi per un bel po’ sono finiti in ombra, anche se non sono per nulla spariti. Ma se ne occupavano in pochi seppur il sottobosco cresceva fra piattaforme e produttori. 

Negli ultimi due anni hanno conosciuto nuova vita e sembra siano nel loro massimo splendore. Tutti ne parlano, tutti ne fanno, tutti ne ascoltano. E i big del tech hanno le loro piattaforme di distribuzione, Google ha il suo catalogo, Apple ha ricominciato a dare visibilità al formato e così via. 

Oggigiorno vengono distribuiti, ovviamente sottoforma di file audio, nei modi più disparati: dalle piattaforme di podcasting ai social network, da Spotify ai canali Telegram.

Oggi mi occuperò di quelli dedicati al mondo della tecnologia, dei social media e di internet. Partiamo subito!


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A social e motori non interessa combattere odio e bufale

Sono mesi, forse anni, che leggiamo grandi proclami e comunicati stampa delle grandi aziende digitali che promettono la battaglia all’odio sulle proprie piattaforme e la guerra alle bufale. Periodicamente leggiamo nei titoloni di giornali di magici algoritmi di questa o di quella piattaforma che sapranno eliminare il sudiciume da internet. Avete visto cambiare qualche cosa, voi?

Personalmente io no, anzi vedo ogni giorno un lento e inesorabile peggioramento della situazione, soprattutto sui social media ma anche il resto del web non è messo bene. In questo post vi dico come la penso ma non parlerò di software, programmazione o algoritmi. Vi dirò solo perché penso che a nessuna piattaforma interessa davvero questa guerra etica.


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Posso spiare il telefonino dei miei figli?

Annosa questione quella dello “spionaggio” degli smartphone dei nostri figli minorenni. Ovviamente il termine spiare può essere molto forte, quindi qui parleremo più correttamente di controllo. Qui riporto il post che ho scritto ieri sul mio blog per i papà Babbofelice.it

Tutti i genitori si pongono la fatidica domanda sulla correttezza del controllo dei telefonini dei figli minorenni, soprattutto dai 10 anni in su, perché le paure sono tante e il senso di protezione ci permea ogni cellula del corpo. Come genitori pensiamo spesso di avere tutti i diritti di mettere in pratica forme di verifica e controllo delle comunicazioni dei nostri pargoli e non è del tutto sbagliato, perché abbiamo il diritto/dovere di tutelare il bambino e di esercitare la funzione di correzione e vigilanza, come ci impongono le leggi.


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Due parole sulla legge del seggiolino anti abbandono obbligatorio

Ne qualche ora fa su Facebook in un post di una amica, perchè proprio da oggi è obbligatorio il seggiolino antiabbandono in quanto la legge è appena entrata in vigore. Qui riporto il post che ho scritto ieri sul mio blog per i papà Babbofelice.it

Il problema secondo me non è averlo reso obbligatorio, perché è cosa buona e giusta come altre decine di sistemi di sicurezza, con un chip al giorno d’oggi risolvi tutto. Il vero problema è che non c’è uno standard e non c’è nulla di certo su come/cosa debba essere la soluzione ufficiale.


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