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Facebook vuole “essere internet” e Zuckerberg il suo dio

Il concetto è molto semplice, Facebook vuole “essere internet” e, contestualmente, Mark Zuckerberg vuole esserne il suo dio (o padrone, che dir si voglia). 

Mi spiego meglio: il social in blu non vuole semplicemente essere un sito internet, vuole “essere l’internet”, passatemi questo brutale riassunto; va da se che il “padrone” di Facebook ne voglia quindi essere il dio.

La cosa, forse, peggiore è che per moltissime persone Facebook è già internet, perché è l’unico sito/servizio che usano sulla rete, chattano via Facebook, si informano via Facebook, vendono via Facebook, fanno amicizia via Facebook, cercano lavoro via Facebook. 

Per una miriade di esseri umani, andare su internet significa aprire Facebook. Vivono la loro vita online nel “recinto” del social network in blu, se proprio devono fare una gita fuori porta, fanno un salto su Instagram (di proprietà di Facebook) oppure scrivono ai loro amici via Messenger (di proprietà di Facebook).

 

Questo però è solo lo stato attuale, ma a Mark questo non basta. Oggi Facebook, dopo essere stato sul “banco degli imputati” per la storiaccia della privacy, dopo qualche settimana di silenzio, dopo aver bloccato l’accesso o il collegamento di app terze o bot (salvo riattivarlo quando i giornali hanno smesso di parlare dello scandalo Cambridge Analytica), dopo aver fatto dichiarazioni tranquillizzanti, messo mano qui e lì a qualche link sulla privacy, dopo varie promesse per il futuro (quale e quando non si sa) e dopo aver aggiunto qualche pulsante e qualche video per apparire più attento alla nostra privacy… oggi, dicevamo, a sorpresa ha presentato il servizio di Dating.

 

Mossa a sorpresa di Facebook: il servizio di dating.

 

Detta in parole semplici, Facebook ha presentato il suo nuovo servizio di incontri. Si, proprio un classico servizio per incontri tra persone sole, per trovare l’anima gemella, dichiarando che ci sono 200 milioni di single sulla propria piattaforma. Non mi dilungherò su come e quando, non è questo il punto che voglio affrontare qui.

Questa mossa a sorpresa (che pare abbia affossato i titoli in borsa dei principali servizi di dating mondiali) oltre a dimostrare che lo “scandalo dei dati” non è al centro dei pensieri dello sviluppo di Facebook, dimostra una cosa molto più importante: come detto all’inizio, Facebook vuole “essere internet” e farci vivere tutto perennemente dentro al suo recinto, affossando qualsiasi altro servizio esterno al suo mondo.

 

Come si è evoluto Facebook e come continuerà a farlo

 

Basta ripercorrere a grandi linee come si è evoluto il social in blue: all’inizio ha soppiantato i concorrenti MySpace e FriendFeed prendendosi l’egemonia dei Social Network, poi ha (quasi) sostituito blog e giornali (le persone si limitano a leggere post e raramente cliccano sui link), poi ha introdotto i video con gallerie e opzioni di pubblicazione e ha dato uno scossone a YouTube diventando il principale sito su cui molte persone guardano video. Poi ha battuto i principali siti di fotografia con Instagram (qualcuno usa ancora Flickr?). 

Ad un certo punto molte aziende hanno addirittura pensato che il sito web aziendale non servisse più perché “le pagine Facebook sono gratis”. Dopodiché ha introdotto il Marketplace ovvero il mercatino dell’usato affossando diversi siti di annunci (infatti Subito.it ha iniziato a fare pubblicità in TV per non perdere troppo terreno). Senza dimenticare che è diventato uno dei principali servizi di vendita pubblicitaria (giocandosela ad armi pari col colosso Google).

Infine, ora, ha presentato il servizio di dating (incontri online).

 

Se ci fate caso, tutti noi in modo automatico e spontaneo, qualsiasi cosa dobbiamo fare, partiamo sempre da Facebook. Io stesso ho iniziato a dare via alcune cose che non usavo più tramite Facebook, un tempo non lo avrei mai fatto. Ma pensare di andare su un altro sito, registrarmi, caricare le foto con sistemi diversi dal “fare un post su Facebook”, compilare mille campi, dare mille conferme, mi mette ansia.

Quindi apro Facebook, scatto tre foto, faccio il post e in un minuto gli oggetti sono online, già diffusi a tutti i miei amici e a migliaia di persone dei gruppi di vendita. Con quattro click (solo per fare un esempio).

 

Facebook è, di fatto, già l’internet

 

In poche parole Facebook ci ha abituato, coccolato, attratto e poi semplificato azioni e servizi che prima dovevamo andare a cercare su mille siti diversi. Facebook è diventato lo standard della nostra vita su internet.

 

Gli incontri online sono solo l’ultimo tassello della ragnatela che Facebook sta tessendo attorno a noi, piano piano, introducendo una cosa alla volta, lasciando che piano piano diventi la normalità, attraendoci sempre di più nel suo mondo, senza fare troppo rumore. Ovviamente non sarà l’ultimo servizio ad essere lanciato, ci sono ancora tanti mercati da conquistare, ma oggi come oggi la posizione dominante del sito in blu è alquanto massiccia.

 

E a voi? Non sembra che l’unico pensiero fisso di Mark sia quello di diventare il padrone assoluto di Internet?

Credetemi, questa ultima mossa non fa altro che confermare questa ferrea volontà.

 

 

Tutti i diritti riservati. Opera letteraria  protetta da certificato di deposito Patamu numero: 88286

 

Gabriele Gobbo

Gabriele Gobbo è, assieme al fratello Ivan, il fondatore di Italiamac, il principale e più vasto Apple User Group d’Italia riconosciuto da Apple Inc. Utente Apple da sempre, ha iniziato con un Macintosh LC con la strabiliante potenza di 2MB di Ram. Gabriele è un profondo conoscitore delle “cose della rete” e attraverso la sua azienda MacPremium sviluppa progetti e strategie digitali evolute per le aziende. Dalla presenza sul web al social marketing, dalle attività non convenzionali al marketing virale. Sovente tiene seminari sulle strategie di marketing per la promozione di app e aziende. Ha ideato il MacDays organizzato presso la Fiera di Pordenone. Oggi è anche conduttore della trasmissione televisiva FvgTech dedicata alla tecnologia.

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