La scorsa settimana ho avuto l’onore di essere il keynote speaker di uno degli incontri strategici del Rotary Club Como Baradello, per l’appuntamento “Cyber Impact: l’evoluzione dal web all’AI”. Ho parlato al Palace Hotel affacciato sul lago di Como, davanti a una platea formata da imprenditori, professionisti, dirigenti e fondatori di importanti realtà nazionali e internazionali. Il tipo di pubblico con cui è un piacere parlare di digitale e futuro, perché ascolta davvero.
Durante l’intervento ho raccontato l’evoluzione che ci ha portati fin qui: da internet come biblioteca digitale nel 1995, ai social come piazza globale nel 2005, allo smartphone che ci ha messo tutto in tasca, fino all’intelligenza artificiale di oggi. Prima andavamo su internet. Ora siamo noi, internet.
L’AI oggi scrive, disegna, compone come un professionista. Ma non sa perché lo fa. Non ha intuito, esperienza, valori. Ecco perché dobbiamo rimanere al centro: sapere cosa chiedere, come usarla, quando fermarci. Per le imprese e i territori può significare efficienza, creatività, analisi. Ma solo se la guida resta umana. Ho parlato anche di cybersecurity, raccontando l’aneddoto del manager sul treno che discuteva al telefono un progetto bancario riservato. Oggi la prima linea di difesa non è un firewall: è la consapevolezza. È sapere cosa condividiamo, con chi e in che contesto.

Il Q&A è stato denso, pieno di domande che vanno dritte al punto. Si è parlato di etica, di equilibrio umano, di come evitare che la tecnologia venga usata per disumanizzarci. Si è ragionato soprattutto su come invertire la rotta disumanizzante che le big tech e la Silicon Valley cercano di imporre a tutti noi. Il tema centrale è stato: possiamo ancora scegliere? La risposta è sì, ma serve consapevolezza.
Come digitologo, credo che il pericolo maggiore sia diventare sonnambuli digitali, che si muovono in automatico senza rendersi conto di come il digitale condizioni pensieri e decisioni. E guai a sottovalutare il social zombing: sistemi digitali che puniscono e premiano comportamenti con logiche automatizzate, manipolando visibilità e attenzione. Per questo parlo di digitalogia: un modo per restare umani in un mondo algoritmico. Eventi come questi mi ricordano sempre perché vale la pena fare divulgazione seria: ogni concetto viene discusso, ogni parola ha un peso, ogni idea può fare la differenza. Ed è stata anche l’occasione di donare alcune copie del mio libro Digitalogia ai membri del direttivo.
Un ringraziamento speciale al tesoriere Tiziano Zappa per aver reso possibile tutto questo, al presidente Daniele Roncoroni per l’accoglienza calorosa, al presidente eletto Massimiliano Mondelli per il confronto vivace, a Rossella per la perfetta organizzazione e a tutte e tutti i partecipanti per il coinvolgimento autentico.

— Sono l’autore di Digitalogia, già Bestseller Amazon in tre categorie: ‘Social Media’, ‘Introduzione alla sociologia’ e ‘Introduzione a Internet. Se queste riflessioni vi toccano, seguitemi su LinkedIn (in italiano) e Medium (in inglese).