Annosa questione quella dello “spionaggio” degli smartphone dei nostri figli minorenni. Ovviamente il termine spiare può essere molto forte, quindi qui parleremo più correttamente di controllo. Qui riporto il post che ho scritto ieri sul mio blog per i papà Babbofelice.it
Tutti i genitori si pongono la fatidica domanda sulla correttezza del controllo dei telefonini dei figli minorenni, soprattutto dai 10 anni in su, perché le paure sono tante e il senso di protezione ci permea ogni cellula del corpo. Come genitori pensiamo spesso di avere tutti i diritti di mettere in pratica forme di verifica e controllo delle comunicazioni dei nostri pargoli e non è del tutto sbagliato, perché abbiamo il diritto/dovere di tutelare il bambino e di esercitare la funzione di correzione e vigilanza, come ci impongono le leggi.
La risposta magica è: Dipende. Si esatto, non esiste una risposta univoca, secca, semplice, perché davvero dipende dai casi. Andiamo con ordine:
Controllare i telefonini dei nostri figli minorenni generalmente non è consentito perché anche loro hanno, per semplificare, il diritto alla privacy, come sancisce l’art. 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo:
1. Nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione.
2. Il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti.
Ma al tempo stesso c’è anche l’esigenza della tutela del bambino e in Italia esiste sui figli minori il diritto di correzione e di controllo. Quindi un genitore può monitorare le attività di un figlio minorenne a patto che ci sia una giusta motivazione e non sia solo per pura curiosità, usando ragionevolezza e buon senso per bilanciare le due necessità (privacy del minore e tutela dello stesso).
L’Avvocato delle nuove tecnologie David D’Agostini docente di ”Informatica e diritto” Università di Udine, mi ha aiutato a spiegare il concetto in modo più asciutto, vi riporto le sue parole:
Il controllo dei telefonini dei nostri figli minorenni va valutata ed effettuata con grande attenzione. Da un lato c’è il diritto/dovere dei genitori di tutelare il bambino e di esercitare la funzione di correzione e vigilanza; dall’altro anche i minorenni hanno diritto alla privacy, come sancisce l’art. 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo. Quindi un genitore può monitorare le attività di un figlio minorenne a patto che ci sia una giusta motivazione e non sia solo per pura curiosità, usando ragionevolezza e buon senso per bilanciare le due esigenze, ovviamente anche in relazione all’età del figlio.
Come avete intuito la cosa è più complessa di quanto si possa immaginare, ma usando il buon senso ogni genitore saprà se è il caso di mettere mano al telefonino del figlio, prendendo in considerazione i fattori che racconto sopra, ad esempio se c’è un sospetto di bullismo (fatto o subito) credo sia assolutamente doveroso controllare la situazione direttamente dentro allo smartphone, magari entrando su WhatsApp, Facebook o altri sistemi di comunicazione, chat e messaggistica.
Bisogna anche valutare l’età del proprio figlio perché, semplificando al massimo il concetto, più è piccolo il bambino e più prevale il diritto/dovere di tutela, mentre più si avvicina ai 18 anni, più prevale l’altra parte e cioè il diritto alla privacy. Questo credo sia un buon valore semplificativo da tenere a mente prima di fare qualsiasi cosa.
Ricordatevi anche che non serve il permesso del figlio per accedere al suo telefono, per il famoso diritto/dovere di cui sopra, se abbiamo valide motivazioni potremo controllarne il contenuto in qualsiasi momento.
Personalmente ritengo che il modo migliore per approcciarsi al controllo è quella di capire se c’è una vera necessità ed evitare di farlo solo per semplice curiosità.
La mia idea sulle tempistiche è abbastanza chiara, prima di dotare nostro figlio di uno smartphone aspetterei almeno le medie. Ma questo non significa non farglielo usare. Ormai viviamo con il cellulare in mano e quindi anche un bambino di un anno ne sarà attratto, soprattutto per senso di emulazione. Quindi possiamo fargli smanettare su smartphone e tablet assieme a noi, magari con delle app adatte all’età del bimbo. Ovviamente più è piccolo e meno tempo deve usarlo.
Diciamo che almeno fino a 5 anni bisogna usarlo assieme a lui e inizialmente per poco tempo, aumentando i minuti con la crescita. Dai 6 anni possiamo provare a renderlo autonomo aumentando il tempo via via che l’età cresce. Ma attenzione, attivate tutti i sistemi di Parental Control disponibili sul device quando lo userà da solo.
Quando arriverà al periodo della scuola media possiamo pensare al fatidico regalo, un bel telefonino, magari usato o un modello che abbiamo messo nel cassetto quando abbiamo comprato quello nuovo. Personalmente all’inizio glielo darei solo in determinati momenti e sempre con i controlli parentali attivi.
Sicuramente la regola d’oro da imporre al bambino è che in qualsiasi momento dovrà darci pieno accesso al telefono, così saprà che mamma e papà saranno al suo fianco anche per aiutarlo a non fare “cazzate”. Non è detto che poi lo controlleremo davvero, magari ce lo consegna e non lo guardiamo, ma deve sapere che noi vigiliamo per il suo bene.
Come ho spiegato all’inizio dell’articolo, dobbiamo trovare il giusto bilanciamento fra privacy e dovere di controllo, quindi è bene che il bambino abbia ben presente la regola di cui sopra, ma poi applicheremo modi e metodi secondo la nostra bilancia.
Altra cosa importante è far usare lo smartphone solo in determinati momenti della giornata, il resto del tempo il cellulare rimane nel cassetto oppure in un luogo da decidere assieme. Ricordatevi che molti dispositivi, tramite i controlli parentali, possono bloccarsi dopo un certo tempo così da non permettere più un utilizzo completo.
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