Una lezione all’Università Vita-Salute San Raffaele

Preparare la lezione per l’Università Vita-Salute San Raffaele con un focus su comunicazione interculturale e digitale in medicina mi ha dato l’opportunità di approfondire tematiche con una forte connotazione umana, sebbene legate al digitale. Ho voluto parlare agli studenti del corso in Cyber-Humanities, di Marco Camisani Calzolari, degli strumenti e dell’universo digitale con una visione umanocentrica, perché possono diventare il ponte dei rapporti fra persone vere di diverse culture.

Partecipare come lecturer all’interno del corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia è una bellissima occasione di divulgazione della cultura digitale, in un settore delicato e importante. Fra gli argomenti della mia lezione c’è l’idea che il digitale, se guidato, possa aiutare davvero nella relazione medico-paziente, specie quando entrano in gioco differenze culturali, linguistiche o religiose. Si parla di strumenti già disponibili che semplificano il dialogo e migliorano l’aderenza alle terapie: app di traduzione istantanea, assistenti vocali, intelligenze artificiali che aiutano a riformulare un referto in modo comprensibile, video educativi in più lingue e molto altro.

Ma anche di limiti: la freddezza delle voci sintetiche, la possibile diffidenza, l’effetto respingente di immagini troppo esplicite o messaggi poco empatici. Il digitale in medicina può fare molto, ma va usato con etica e attenzione all’altro. Per restare un alleato, non un sostituto. Perché il vero obiettivo non è solo usare il digitale per informare, ma umanizzarlo. E se usato bene, il digitale può diventare una competenza clinica vera e propria, capace di costruire ponti dove altrimenti ci sarebbero solo barriere.

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