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Diego Piacentini e il dramma del digitale in Italia

Mi è capitato di “criticare” il lavoro svolto da Diego Piacentini in diversi commenti di post su Facebook “iper leccaculo” pubblicati da chi non ha mai pubblicato niente se non ora che se ne va e se non per elogiarlo. Qui vi racconto come la penso.

Ho sempre avuto la correttezza di dire che la colpa non era più di tanto sua, ma del colabrodo italico della PA. Al contempo però ho sempre cercato di non farlo passare per un santo che con la sola sua professionalità poteva dare un colpo di bacchetta magica e risolvere tutto. Non entrerò nel merito del possibile conflitto di interessi nell’essere un “uomo del governo” e contemporaneamente un “uomo di Amazon” (sebbene in pausa), credo fermamente nella sua trasparenza.
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Le banche e la finta trasformazione digitale

Alcuni clienti mi hanno chiesto di emettere delle Ri.Ba per agevolare loro i pagamenti. Nulla di più facile, ho pensato, siamo nel 2018 e con l’home banking sarà un gioco da ragazzi. Nulla di più sbagliato! Riassumo a forma di “chat” quello con cui combatto da 3 mesi, senza successo. Vi faccio già lo spoiler del finale: emetterò RiBa in cartaceo recandomi in banca e consegnando il modulo compilato a mano.
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Avvisate gli editori che stanno per chiudere!

Avrete letto più o meno tutti qualcosa a proposito della nuova direttiva europea sul Copyright, spinta grandemente da molti editori online, che fra mille altri disastri, a breve obbligherà i giganti del web (e non solo) a pagare gli editori stessi per pubblicare i link ai loro articoli sotto forma di snippet (estratti). Questa follia è conosciuta come “link tax”. Vediamo come andranno le cose realmente secondo me.
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Facebook ci ascolta a nostra insaputa?

Oggi parlavo di un argomento con delle persone. Telefoni in tasca o sul tavolo in standby. Dieci minuti dopo apro Facebook e il primo post della bacheca era su quell’argomento.

La cosa “strana” è che l’argomento era a me abbastanza sconosciuto, precisamente una località di villeggiatura, che non ho mai frequentato e che non conosco granchè, di cui sono certo non aver mai scritto sui social, sui blog e nemmeno via WhatsApp o Instagram, tantomeno su Facebook.
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Come funzionano le discussioni con complottisti e patiti di pseudoscienza

Ogni giorno ci imbattiamo in persone che, grazie al facile accesso a internet, sono convinte che la pseudoscienza (e più in generale le bufale) sia in realtà la “vera informazione” perchè la scienza (quella vera, ma vera vera) è al soldo di qualcuno che vuole nasconderci qualcosa; non sanno bene di chi e per nasconderci cosa, ma l’importante per loro è trovare sempre una “teoria del complotto”.

Che si tratti di terra piatta o di vaccini, oppure di incidenti o attentati, troveranno sempre un link o un post (ovviamente falso) che darà spazio e supporto alle loro credenze.
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Comunicazione di servizio: Da oggi mi trovate anche su Spotify

Piccolo spazio pubblicità! Vi riporto qui un breve comunicato stampa della mia redazione:

Da oggi è possibile ascoltare la versione audio del programma tv FvgTech anche su Spotify. Si aggiunge quindi questa piattaforma alla trasmissione televisiva sulla tecnologia di Gabriele Gobbo. Uno dei primi friulani con programmi di questo tipo a essere inserito nel catalogo del noto servizio audio americano, fra i più famosi nel mondo con oltre 150 milioni di utenti attivi ogni mese.

FvgTech è un programma televisivo ideato dal social media manager Gabriele Gobbo che parla, anche assieme a ospiti e interviste, del mondo della tecnologia, di digitale e di social media. Disponibile, oltre che sul digitale terrestre (CafèTV24 FVG) anche su Spotify, iTunes, Facebook, YouTube, Spreaker e tantissimi altri servizi e social network.

Per guardare le puntate (sia video che audio) e collegarsi ai vari social network e a Spotify basta visitare il sito www.fvgtech.it

IGTV, la Instagram TV: sicuri non l’abbiano rilasciata per sbaglio?

La televisione di Instagram (IGTV) è una rivoluzione, ci raccontano i giornali, per me è di sicuro una grande notizia. Un colosso come Instagram lancia una nuova app e un nuovo servizio, un colosso che ha le spalle coperte dal colosso dei colossi Facebook. Bene mi dico, sarà una killer app come non se ne vedono da un decennio.

Non mi sbagliavo sulla notizia, certamente è grossa, ma mi sbagliavo sulla app, non è una killer app… forse per ora è una flop app.
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Facebook vuole “essere internet” e Zuckerberg il suo dio

Il concetto è molto semplice, Facebook vuole “essere internet” e, contestualmente, Mark Zuckerberg vuole esserne il suo dio (o padrone, che dir si voglia). 

Mi spiego meglio: il social in blu non vuole semplicemente essere un sito internet, vuole “essere l’internet”, passatemi questo brutale riassunto; va da se che il “padrone” di Facebook ne voglia quindi essere il dio.

La cosa, forse, peggiore è che per moltissime persone Facebook è già internet, perché è l’unico sito/servizio che usano sulla rete, chattano via Facebook, si informano via Facebook, vendono via Facebook, fanno amicizia via Facebook, cercano lavoro via Facebook. 
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Gli imbarazzanti senatori americani e l’audizione di Mark Zuckerberg su Facebook

Vi spiego in due parole cosa è successo all’audizione in senato di Mark Zuckerberg, il paròn di Facebook, andato (chiamato) lì per spiegare il presunto “scandalo” dei dati.

In poche parole i senatori, dall’alto della loro grande conoscenza dell’argomento, hanno chiesto al più grande “uomo di internet” cose che nemmeno i vecchietti chiedono più ai “corsi per usare internet” delle università della terza età.
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Cambridge Analytica, sicuri il problema sia solo tecnico o c’è molto altro?

Tutti i giornali strombazzano un presunto furto di dati legato a Facebook e Cambridge Analytica, qualcuno si spinge fino a parlare di un data breach (personalmente ritengo non sia esattamente nessuno dei due); una cosa è certa, la questione è scottante e deve far riflettere.

Ma io ho dei quesiti che spostano la questione più al largo, nello sterminato mare dei comportamenti sociali. Per questo sostengo sia un problema più ampio della parte meramente tecnica e informatica. Ma anche più vasto delle questioni legali, degli accordi e dei contratti di utilizzo che chi usa questi dati sigla con Facebook.
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