Un video per me devastante: un medico* (saudita, ma per me rappresenta tutti i sanitari del pianeta) torna a casa e il figlio gli corre incontro per abbracciarlo, una cosa normale, a cui fino ad oggi forse non abbiamo nemmeno mai fatto caso, al nostro rientro dal lavoro.
La felicità del bimbo però si scontra con la dura realtà, il padre è costretto a fermarlo, e sappiamo perché, e scoppia in lacrime.
Un video brevissimo ma di una potenza inaudita. Io al solo pensiero di non poter abbracciare mio figlio, uscirei di testa. Io non so come facciamo queste persone a continuare a fare il lavoro che fanno, gliene sono grato e non so nemmeno se io sarei così forte per essere al loro posto.
Prendiamoci del tempo per riflettere, fermiamoci un attimo e ragioniamo su quello che questo disastro sanitario può insegnarci, cerchiamo di fissarci forte nella mente (e nei cuori) quanto siano importanti le cose cose che fino a ieri ci sembravano scontate e imperdibili. Soprattutto le piccole cose a cui da anni non diamo importanza, presi dalla vita frenetica, dalla routine, dalla convinzione che niente può cambiare.
Sono bastati due mesi per sconvolgere le nostre vite. Guardiamo questo video una, due, dieci, cento volte. E riflettiamo. Perché abbiamo una sola vita e ogni abbraccio perso è un pezzo di noi che non riavremo mai.
(* credo il video sia solo una rappresentazione, ce ne sono molti altri di altre nazioni, ci sono pure errori come la mano sugli occhi che un sanitario non metterebbe, il rientrare con i vestiti da lavoro, suppongo sia un modo per spiegare la brutta situazione che vivono i sanitari, un loro modo di farci “vedere” cosa provano, quindi ho scelto questa versione semplicemente perché è un trend su Twitter)