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Il derpfake può essere un pericolo in azienda

Quando pensiamo ai deepfake, cioè i video di persone famose a cui fanno dire qualsiasi cosa grazie a sistemi di clonazione con l’intelligenza artificiale, probabilmente ci vengono in mente i post sui social dove vari cloni di Maria De Filippi, Montezemolo e altre celebrità di vari settori ci promettono lauti guadagni con piccoli investimenti. La classica truffa con fantomatica piattaforma di moltiplicazione del denaro. Ovviamente le immagini dei protagonisti dei video vengono usate a loro insaputa, e gli interessati non hanno mai fatto quelle dichiarazioni.

Le nuove super truffe col deepfake

Sempre più potente e sempre più economica per gli utenti, è l’intelligenza artificiale generativa, da ChatGPT in giù. Quindi, più si abbassano i costi e più il rischio che sia inserita nel flusso di “lavoro” dei criminali è alto, anzi, è sicuro. Se mettiamo assieme generazione di testi, immagini, video e audio, capiamo che la produzione di fake è praticamente già qui.

La cybersicurezza riguarda tutti!

Spesso sento dire che la sicurezza digitale, banalmente anche quella dei nostri smartphone, non è una cosa “che ci riguarda” e che se ne devono occupare le aziende e i produttori. Niente di più sbagliato! Ed è quello che spieghiamo sempre al Digital Security Festival.

Google Web Environment Integrity API, la morte del web?

Prima abbiamo ridotto il web a una accozzaglia di banner, popup, popunder, pre roll, pulsanti accetta, avvisi cookie, obblighi di abbonamento e immondizia varia che lasciano all’utente il 15% di schermo libero per leggere un testo. Ora alcuni ingegneri Google propongono le Web Environment Integrity API (API dell’Integrità dell’Ambiente Web) che ammazzeranno il web libero, cioè il web stesso.

Ma Facebook è morto o no?

Ogni giorno qualcuno dichiara che Facebook è morto, che non lo usa più nessuno o che non serve più. E ogni giorno qualcuno “annuncia” che lascerà il social in blu per altri lidi. Ma è davvero così? No!

Intelligenza artificiale che (non) ruba il lavoro

Tutti ne parlano, tutti la inseriscono nei propri software e prodotti (o così dicono nei lanci stampa e di marketing), tutti si preoccupano per il lavoro che ruberà. Ora che ho la vostra attenzione, vi dico ciò che penso, dopo i miei trent’anni di immersione nel mondo digitale e della tecnologia: l’IA non ci ruberà il lavoro, così come lo intendiamo, ma più verosimilmente lo cambierà.

Social Zombing: non è tutto oro quello che luccica

I social network sono croce e delizia dei tempi moderni, ormai considerati imprescindibili per persone e aziende, li usiamo in continuazione, spesso senza nemmeno farci caso, passandoci diverse ore a settimana, se non al giorno. Emozionanti e divertenti per le persone, grandi occasioni di crescita e acceleratori di business per imprese ed aziende.

Lo strano caso di Wikipedia e Camisani Calzolari

Wikipedia blocca la pagina di Marco Camisani Calzolari da 15 anni anche per mezzo di votazione della sua microscopica community e alcuni wikipediani difendono la scelta appellandosi a regole fuori dal tempo o con vorticosi giri di parole, ma grazie a centinaia di commenti in un post di Marco su Facebook ho fatto delle scoperte a dir poco curiose sulla gestione di Wikimedia Italia.

Ammettiamolo, siamo incapaci di gestire l’impatto della socialità digitale

Il filo rosso che ha unito tutti i ragionamenti sulle brutture e storture della rete è l’essere umano, che non ne esce bene, ma come una specie alla deriva che ha sorpassato il punto del non ritorno, che non può più controllare quanto ha creato (da internet in sù) e che non sa come uscirne se non incolpando la tecnologia, che però è solo un mezzo, senza anima e che non guarda in faccia a nessuno.